Quando l’agricoltura ecologica dipende anche dai macchinari utilizzati

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Nell’ultimo periodo si è tornati a parlare con una certa insistenza di agricoltura biologica e sostenibile: la qualità e la genuinità dei cibi che mettiamo a tavola è fondamentale

L’agricoltura biologica, incentrata su tecniche sostenibili e su macchinari tradizionali, fra cui anche i trattori, le forche e le benne, consente di lavorare la terra come una volta, ottenendo come risultato finale la produzione di cibi maggiormente sani e genuini, in quanto rispettano i cicli di vita naturali.

Il modello produttivo sviluppato evita l’eccessivo sfruttamento del suolo, dell’aria e dell’acqua, impiegando le risorse naturali all’interno di una soluzione duratura nel tempo.

In nome della produttività, purtroppo, sono in molti gli agricoltori che sacrificano la qualità degli alimenti, preferendo ad uno stile maggiormente salutare tecniche tipicamente intensive.

Per fortuna, però, la tematica dell’agricoltura biologica sembra essere tornata alla ribalta, tanto è vero che anche i mass media ne parlano con maggiore frequenza. Ecco perché una buona percentuale di agricoltori, visti anche i repentini cambiamenti climatici, ha deciso di puntarci fortemente. Trattasi ad oggi di una nicchia, ma per fortuna la fetta di target si sta rapidamente allargando.

Quando l’agricoltura può essere definita biologica?

Sostanzialmente, in termini di definizione, l’agricoltura biologica consiste in un metodo di coltivazione in cui l’intero ecosistema agricolo viene classificato come un modello equilibrato, dove si favorisce lo sviluppo delle coltivazioni. E, come già anticipato, la cosa viene giudicata molto positivamente in relazione alla volontà di contrastare in maniera efficace i repentini cambiamenti del clima.

Affinché si possa parlare di agricoltura biologica, ne consegue che le tecniche di coltivazione adottate e gli arnesi da lavoro devono rispettare alla perfezione i cicli di vita naturali.

Ci sono alcuni parametri fondamentali da tenere seriamente in considerazione affinché la componente ecologica venga rispettata al meglio.

Nello specifico:

  • Prevalenza di una forte rotazione delle colture, affinché le risorse disponibili vengano impiegate in maniera efficiente.
  • Nessun OGM (Organismi Geneticamente Modificati).
  • Nessun utilizzo di antibiotici, diserbanti, insetticidi, fertilizzanti sintetici, coloranti, additivi chimici o pesticidi.
  • Letame e mangimi prodotti preferibilmente prodotti in loco.
  • Dev’esserci un uso lecito di agro farmaci. È vero che puntare su un’agricoltura biologica vuol dire rinunciare in maniera definitiva ai concimi di sintesi e ai fitofarmaci. Tuttavia, i protocolli di certificazione consentono in ricorso agli agro farmaci autorizzati. Il rame rientra in questa categoria, grazie ad un impatto ambientale giudicato positivamente, dato che è nullo, restando per decenni nel terreno.
  • Il foraggio biologico diventa imprescindibile per nutrire, ove presente, il bestiame che deve essere rigorosamente allevato all’aria aperta.

Come si può facilmente intuire si tende a minimizzare quanto più possibile il ruolo dell’uomo e l’impatto antropogenico, favorendo i cicli di vita naturali.

Quali sono le tecniche di agricoltura biologica?

Aspetto fondamentale delle tecniche di agricoltura biologica è la tutela dei cosiddetti insetti utili, in quanto principali antagonisti dei temutissimi parassiti. La scelta delle piante privilegia la componente rustica in quanto contraddistinta da un livello di resistenza maggiore rispetto alla media.

Passando alle tecniche di questa tipologia di agricoltura, una di quelle molto note è la pacciamatura. In cosa consiste? Sostanzialmente, in una tecnica volta ad arrestare la crescita delle erbe infestanti e a salvaguardare il terreno a fronte di forti sbalzi termici che avrebbero, tra le altre cose, un esito assolutamente negativo sulla qualità dei prodotti agricoli serviti a tavola. Per preservare la massima naturalità dei prodotti, con la pacciamatura gli agricoltori sono soliti coprire il terreno mediante erba fresca e tramite fieno.

Altra tecnica a tema, particolarmente nota agli addetti ai lavori è quella del sovescio. Il suo principale tratto distintivo verte tutto attorno alla semina di determinate piante, come ad esempio spinaci, trifoglio, crescione, veccia, colza e valerianella che, a seguito della loro fioritura, vengono interrate con lo scopo ben preciso di rendere il terreno ancora più fertile. Il risultato finale, secondo il punto di vista di tutti coloro che credono fortemente nell’agricoltura biologica, non può che essere giudicato positivamente, per il semplice motivo che il terreno viene protetto dall’erosione. E ruotando le colture, l’alternanza delle piante non fa altro che migliorare il livello generale della fertilità del terreno. Questo, infatti, risulta ricco di azoto.

In quanto a concimi ecologici, molto di moda nell’agricoltura ecologica è il ricorso al compost. Si tratta di un concime organico ottenuto dalla miscela di cenere di legna, terra, resti vegetali che viene disposto sul terreno grazie a delle apposite forche per trattore, usate anche per quanto riguarda il letame. In genere, trattasi di una soluzione prodotta in casa da numerose aziende, in quanto altamente efficiente e low cost.

I cibi ottenuti, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica, si contraddistinguono per la maggiore ricchezza di sostanze nutrienti. L’aspetto in questione, noto come “dal forcone alla forchetta” favorisce la salute.

Conclusioni

Tirando le somme, denominatore comune delle suddette tecniche ecologiche è che permettono di raggiungere l’obiettivo finale, vale a dire cibi e alimenti sostenibili.

Se si mettono a confronto le proprietà dei cibi biologici con quelle degli alimenti prodotti con l’ausilio di fertilizzanti, pesticidi e altri agenti chimici, ciò che viene fuori è che i primi risultano più nutrienti dei secondi. Il motivo va ricercato nel fatto che i cibi biologici si contraddistinguono per una percentuale di acidi grassi decisamente inferiore rispetto a quelli ottenuti con tutta una serie di aiuti chimici. In riferimento agli antiossidanti, i cibi biologici ne hanno decisamente di più.

I numeri relativi a questo argomento, d’altronde, sono chiarissimi: nel latte, la differenza di antiossidanti va dal 50% all’80%. In verdure del calibro di cavoli, pomodori, cipolle e lattuga, la differenza di antiossidanti si attesta tra il 20% ed il 40% a favore dei cibi prodotti come una volta.

Se la qualità dei cibi serviti a tavola, è il parametro fondamentale per giudicare il lavoro degli agricoltori, puntare sul bio oggigiorno è necessario.